Ri(creiamo) il Museo virtuale della Metafisica ferrarese?
Da Lochness al Muvig gli esempi non mancano: noi l'avevamo già fatto nel 1982
Chi è stato a Edimburgo sa quanto gli scozzesi amino il loro paese e vadano fieri delle sue attrattive, per lo più paesaggistiche e naturalistiche.
Tutta la Scozia è disseminata
di cartelli che indicano ai turisti, con dovizia di particolari, ciò che può
essere fonte d’interesse durante i molti
percorsi suggeriti: dalle indicazioni, con binocoli e cannocchiali a disposizione, per avvistare la fauna selvatica, alla offerta di visite all’interno di
distillerie, o naturalmente per segnalare la presenza e raccontare la storia di castelli e di edifici antichi.
Reali o leggendarie, le
meraviglie della Scozia sono ovunque orgogliosamente comunicate. Sapendo bene
quanto questo amore per il proprio Paese abbia poi fruttuosi riscontri
economici.
In una freddissima vacanza
là, diversi anni fa, mi sono ritrovata ad assistere, dentro un “museo” ad hoc
dal salatissimo biglietto, ad un filmato dedicato a Nessie, il tanto famoso
quanto improbabile mostro di Loch Ness. Un video noiosissimo, in cui
si viaggiava tra le alghe del fondo del lago, ovviamente senza vedere altro che
quelle. Eppure un continuo flusso turistico visita quel museo virtuale e
arricchisce le casse scozzesi.
E’ finita da qualche mese a Ferrara la mostra straordinaria
che ha riportato in città, dopo giusto un secolo, i capolavori pittorici della
Metafisica nati qui negli anni della prima guerra mondiale. Prestiti di
importanti musei lontani o di privati, che in qualche caso torneranno
purtroppo, dopo la fine della seconda tappa a Stoccarda della stessa
esposizione (ancora in corso fino ad inizio luglio prossimo), nel buio di
caveaux di banche svizzere, invisibili per chissà quanti altri decenni.
E’ stata una mostra giustamente di grande successo, che con
amarezza si è dissolta, lasciandoci solo un bellissimo catalogo e molte
recensioni sui media.
Altre due importanti mostre a Palazzo dei Diamanti dedicate a De Chirico erano già avvenute, qui a Ferrara, nei decenni passati, con la presenza dello stesso pittore: la prima mostra del 1970:
“I De Chirico di De Chirico”, e la seconda nel 1985, “Atelier”, composta dai quadri provenienti dalla vasta collezione della moglie Isabella Far.
In quello stesso anno, per il seicentenario della nascita del Castello Estense, venne ancora una volta ricordato lo stretto legame della nostra città con la pittura metafisica, realizzando in tridimensione i manichini delle Muse inquietanti. Questo grande quadro-scultura fu realizzato su progetto di Paolo Portoghesi, ricreando l'emblematica opera metafisica su un piano inclinato posizionato nel fossato del Castello.
Nel frattempo, una decina d'anni dopo la prima mostra dedicata al grande pittore, il Maestro Franco Farina,
direttore ed ideatore di questa Galleria d’Arte Moderna, aveva, tra mille altre
intuizioni intelligenti e anticipatrici (che portarono Ferrara a un livello di
notorietà internazionale per queste esposizioni), creato il “Museo documentario
della Metafisica". Dato che Ferrara non possedeva e non possiede - fatta
eccezione per diverse opere di De Pisis - nessuno dei quadri che De Chirico,
Savinio e Carrà dipinsero, oltre a Morandi ed altri che poi si aggiunsero,
allora, pensò, perché non creare un museo senza originali, ma comunque
interessante in quanto documentava con completezza le testimonianze di quel
periodo della storia dell'arte? E così il 16 gennaio del 1982, all’interno del Palazzo
Massari, che da allora fece parte di questo Quartiere d’Arte moderna, venne
inaugurato questo singolare museo, composto da 300 opere, di cui 130 a formato
naturale.
E venne pubblicato un importante volume con studi di Maurizio Calvesi, Giovanna della Chiesa, Ester Coen, con interpretazioni delle simbologie e delle tematiche metafisiche e raffronti tra le moltissime immagini.
E venne pubblicato un importante volume con studi di Maurizio Calvesi, Giovanna della Chiesa, Ester Coen, con interpretazioni delle simbologie e delle tematiche metafisiche e raffronti tra le moltissime immagini.
Ricordo le parole di
Farina, nelle sale del Palazzo Massari che ospitavano questa sua pinacoteca
immaginaria: “Chi vuole sapere tutto sulla Metafisica deve passare per Ferrara”.
Fu il primo museo virtuale in assoluto, in cui
erano riprodotti a grandezza reale in diacolor (diapositive retroilluminate)
tutti i quadri che potevano rappresentare questa corrente artistica che si formò proprio nella nostra città.
In quegli anni, inoltre, una mostra didattica itinerante che
partiva proprio dal museo ferrarese e prodotta dalla Quadriennale di Roma,
venne esposta in diverse città del mondo, pur essendo costituita solo da
riproduzioni e materiale audiovisivo:
Sappiamo che il museo dopo
diversi anni venne chiuso e i pannelli abbandonati in qualche magazzino,
fin quando il fragile materiale non fu irrimediabilmente distrutto. Ancora oggi
Farina ripensa con orgoglio alla sua “creatura” e con dispiacere alla sua
ingloriosa fine. La stessa sorte toccò alle Muse realizzate da Portoghesi, quando dopo qualche mese di esposizione l'allestimento, davvero riuscito e non dimenticato, venne smontato e sparì chissà dove.
Se è comprensibile che la
funzione divulgativa del Museo documentario a quei tempi avesse ben altra
valenza di quanto possa averne ora, nell’era informatica e ipermediale in cui molta parte
dell’approccio alla conoscenza di un argomento è possibile velocemente e
semplicemente attraverso ricerche su internet, è altrettanto vero che un'eventuale
presenza a Ferrara di una testimonianza anche solo virtuale di quel che è
accaduto artisticamente nella nostra città ne arricchirebbe ulteriormente l’offerta
turistica. Sarebbe facilitata dall'ampia offerta di supporti fotografici odierni, come è accaduto per la bellissima mostra dedicata a Michelangelo Antonioni alcuni anni fa al Palazzo dei Diamanti, che era in gran parte costituita da un viaggio multimediale tra molte immagini e sequenze di films riprodotte su grandi schermi. E non avrebbe
limiti di sorta, in quanto la presenza di riproduzioni di tutte le inerenti opere d’arte sparse per il
mondo potrebbe integrare e completare la ricerca storica, insieme ai documenti e agli intelligenti studi
comparativi creati anche per questa recente esposizione.
Potrebbe essere semplicemente un esauriente audiovisivo, come
fonte di studio a lato delle opere esposte nel Museo dell'800 e '900 ferrarese, a Palazzo
Massari, quando finalmente verrà riaperto.
Proprio nei giorni scorsi è stato inaugurato un piccolo
museo, Muvig, a Canaro (Rovigo), dove, oltre ad un unico dipinto originale di
Benvenuto Tisi, sono esposte le principali opere del maestro di Garofalo sparse
per il mondo, riprodotte in schermi ad altissima definizione di ultima
concezione:
La luce che emanano i colori a olio dipinti sulle tele originali dà una emozione certamente non paragonabile a qualsiasi immagine fotografica, ma almeno resterebbe un suggerimento, un promemoria, un racconto di sicuro interesse per i turisti che verranno a visitare la nostra città in futuro.
I quali ovviamente non avranno la straordinaria opportunità
di vedere le opere esposte nella mostra e nemmeno potranno forse più reperirne
il catalogo cartaceo. Se non consulteranno il sito web del Palazzo dei
Diamanti, forse ignoreranno persino che questa esposizione sia mai esistita.
E magari neppure immagineranno le origini ferraresi di
questa corrente pittorica..
Potesse Edimburgo vantare i natali di un importante periodo
artistico, penso che non mancherebbe di farlo conoscere in mille modi..
Sarà pur la Metafisica
intrigante e misteriosa almeno quanto Nessie?
Una cosa è certa: è molto più
affascinante.
Link .. quasi metafisico al museo da decenni inesistente, segnalato come ancora presente:
http://www.emmeti.it/Arte/ER/ProvFerrara/Ferrara/m_arte_moderna_e_con.it.html
Link .. quasi metafisico al museo da decenni inesistente, segnalato come ancora presente:
http://www.emmeti.it/Arte/ER/ProvFerrara/Ferrara/m_arte_moderna_e_con.it.html
Nessun commento:
Posta un commento